Non un tono, né un taglio, neppure una misura.

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Un anno è un lasso di tempo terribilmente lungo di per sé, figuriamoci se pensiamo che sia quanto può passare tra un post e un altro. E così invece è stato. Già, un anno è passato dai primi e ultimi post. Inutile trovare scuse del tipo “c’ho avuto da fa’” perché chi di noi non è oberato da lavoro, famiglia, pensieri o scimmie urlatrici? Tanto per tenervi aggiornati, nel mio caso hanno prevalso le ultime.

Ho iniziato questo diario non avendo bene chiaro in testa cosa ne avrei fatto. Le mie buone intenzioni mi spingevano a farne un blog professionale, di quelli in cui scrivere tante cose intelligenti su come si produce un testo, sul perché lo si fa o magari sul fatto che chi lo fa non è pagato abbastanza. Ma ora, a distanza di un anno, ho deciso che no, un approccio troppo serio al mio lavoro, almeno qui, con me non avrebbe funzionato. E quindi? Perché mai qualcuno dovrebbe leggere qualcun altro che non sa nemmeno cosa vuole scrivere. Ancora non lo so, ma quello che so è che riempirò questo blog di parole. Sì, parole. Perché fate quella faccia? Ah, tutti i blog sono fatti di parole. Bella obiezione. Ma io lo riempirò con le mie parole, che poi sono quelle con cui mi pago da vivere (già in questa frase di materiale ce ne sarebbe: “pago” è la cosiddetta “parola grossa” e non perché fatta da lettere panciute). Quindi, da un certo punto di vista, non tradirò del tutto la mia idea di partenza e forse ne uscirà comunque un blog “professionale”. Ma un pochino meno incravattato. Insomma, eviterò di darmi un tono, un taglio e pure una misura.

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Mystic-anza

rossoincucina

Tra le cose belle del mio mestiere c’è il fatto che la mattina puoi trovarti a scrivere di sofisticati software per la gestione aziendale e il pomeriggio dedicarti a raccontare dell’ultimo ritrovato della coltivazione biologica della barbabietola, con un intermezzo all’insegna della ricerca del nome per quella start-up che proprio ci voleva.
Ciò implica certamente un lavoro considerevole di creazione-di-una-cultura sulle più disparate materie, ma si traduce in grande soddisfazione quando, alla fine della fatica, il messaggio che hai veicolato racchiude proprio tutto ciò che il tuo committente voleva dire di se stesso. Nella forma migliore.
Devo dire che in questo aiuta molto l’entusiasmo dei clienti stessi: ti trascinano nella loro realtà imprenditoriale, raccontandoti aneddoti, speranze, e tutto quello che c’è dietro prodotti che nella quotidianità noi consumatori diamo troppo spesso per scontati. Quegli oggetti, invece, non sono solamente il risultato di un processo produttivo, o di un’intuizione creativa. Sono l’essere stesso della persona che ha creduto in loro, hanno dentro di sé un pezzettino del proprio creatore. Direte: “Non ti pare di essere ridicolmente mistica?”. Nient’affatto. È una questione di rispetto, per il lavoro altrui, che per molti corrisponde alla vita stessa!
Non vi sembra affascinante? A me sì. Molto. Anche perché apre le porte a un arricchimento personale non da poco. Inoltre, mi piace sguazzare nella passione altrui: aiuta a spronare anche la mia, a rinnovarla ogni giorno.
Ed è proprio quello che mi è successo lavorando al sito di un amico, rossoincucina.it, dedicato alla cucina, quella semplice ma non semplicistica, naturale ma non banale, che parte dal presupposto un po’ alla Gusteau (per me esiste davvero!) “Chiunque può cucinare!”. Come? Apri il tuo frigorifero, digita nel form di ricerca gli ingredienti e scopri come reinventare anche quelli più semplici.
Per rossoincucina.it ho realizzato i testi della home e della pagina “Chi siamo”. Per la mia gola spero, invece, di cimentarmi quanto prima in una delle numerose ricette illustrate passo passo.
Si, anche io posso cucinare!