In tutta coscienza

«Sei in ritardo!». La voce di mamma è un tuono. Di nuovo.
«Non penserai mica di correre come una pazza adesso, vero?».
Mi precipito fuori ancor prima che finisca la frase. La fermata dell’autobus è vicina, vedo in lontananza il puntino giallo. Devo fare in fretta. Scendo gli scalini a piè pari, corro lungo il marciapiede.
«Buongiorno Sofia, sempre di corsa eh?». È Silvia, mi saluta dall’uscio di casa.
«Forza dell’abitudine», rispondo.
Il marciapiede finisce, attraverso sulle strisce senza nemmeno guardare.
«Incosciente!», mi urla dal finestrino Angelo mentre inchioda. Mi volto in corsa, gli chiedo scusa. Di nuovo lo sguardo sulla strada, appena in tempo per evitare Gigi in bici.
«Incosciente!», grido.
Mi infilo al mercato. É ancora presto, ma il fruttivendolo è già lì che dà i resti. Troppa gente, passo di lato. Curva secca, zig zag tra le cassette di fragole. Uno sguardo al banco: verde, rosso, giallo. Manca il blu, penso.
E in un attimo, eccolo lì. Ma non è proprio blu, veramente è azzurro, striato di bianco soffice. E non è accanto al giallo di prima. Mi sento intorpidita, sarà per la corsa. Strizzo gli occhi, guardo meglio: il cielo! Sento piccoli sassolini sotto i palmi e qualcosa sulla faccia. È una mano. Poi due occhi, un naso e una bocca che si muove. Strana questa bancarella. E poi una voce: Incosciente, mi pare di sentire.
«È cosciente», dice la bocca mentre si volta.
È Angelo, mi guarda e sorride: «Direttamente dal pero su una buccia di banana, solamente tu!».